Nelle
puntate precedenti:
Zooey
ha infoltito il pelo in vista del freddo prossimo venturo e continua
a confondere le mie braccia col tiragraffi.
Le
vetrine dei negozi urlano "Halloween" ma il calendario
sogghigna «È il tuo compleanno Liuk» e l'unica soddisfazione sarà
strappar la pagina con su scritto "ottobre" il giorno
seguente.
In
35 (scritto in lettere mi fa più senso, evito) anni se non altro ho
raggiunto – almeno mi fa piacere credere sia così – alcune
certezze, del tipo:
- "O bianco o nero" mi innervosisce, ma mai quanto le cinquanta sfumature di grigio. Di conseguenza: l'amore mostra i colori vividi ma i sentimenti sono in linea di massima daltonici e dopo una più o meno breve convivenza quando tu dici che qualcosa è blu io dico che è rossa e se io dico che è arancione tu dici che è verde, quindi alla soglia dei 35 continuo a sostenere che sia meglio l'LSD dell'amore. Cromaticamente parlando, perlomeno.
- La scrittura è nata coi sumeri e sta morendo coi somari.
- Stupidità e cattiveria son sorelle a braccetto.
- Gli elenchi numerati mi annoiano, soprattutto quando finiscono pari.
Negli
ultimi anni mi son accadute un po' di cosucce buffe, di quelle che in
teoria dovrebbero insegnare che l'unica cosa certa che si otterrà nel pianificare il
futuro è la consapevolezza di aver sprecato tempo nella pianificazione stessa (ebbene sì, la regola dice che dai 35 puoi scrivere nonsense a
ripetizione, proprio come gli over 70 parlano male ad alta voce
mentre sono in coda al distributore dell'Acea sperando che fornisca
vino e non acqua gassata).
Quando
ai tempi delle superiori leggevo Rimbaud Baricco e compagnia bella
sottobanco mi ripetevo che da grande sarei diventato un rocker, uno
di quelli che la gente mentre sfoglia i testi pensa "ammappete che
profondità!, più profondi del fondo degli occhi della notte del
pianto", per dirla alla De Andrè. E per un po' lo sono stato,
un fottuto rocker, almeno fino a quando lo scrivere i testi non m'è
venuto a noia. E a pensarci ora, io che per anni mi addormentavo
giusto per sognarmi sul palco, è paradossale.
Ma
that's life, e nascere il 31 ottobre (ebbene sì: sono nato nella
notte delle zucche e le zucche sono dolciastre. Sì, esatto, proprio
come il sangue, embè?) include portarsi appresso l'essere scorpione,
e cioè confrontarsi col ---> "ti senti realizzato? Bene,
allora resetta tutto e reinventati che se no ti rammollisci in tempo
zero."
E
questa è la genesi del liuk-che-scrive, dove la sfida iniziale era
pressappoco il realizzare un romanzo che non perdesse il ritmo
dall'inizio alla fine, una sorta di lungo testo musicale. E dal
momento che scrivere è 'na faticaccia della madosca, son andato giù
di corsi alla Holden, ho visitato/vissuto più luoghi possibili del
globo terracqueo – e che cavolo, uno scrittore per prima cosa deve
sapere e non per sentito dire – e mi son confrontato con un bel po'
di teste pensanti, alcune pure carine, tra l'altro. Tutto questo per
poi dirmi: occhèi, adesso inventa un personaggio di quelli
edificanti e dì ciò che pensi.
Per
fortuna poi non è successo così, dal momento che:
- I personaggi escono dai polpastrelli quando caspita vogliono loro, non c'è santo che tenga.
- Pensare non è il verbo che mi rappresenta meglio.
Alla
fine della fiera da quando sono entrato negli -enta ho creato
principalmente quattro personaggi ma per paradosso sono stati loro
a insegnarmi la vita, non il contrario. A volte mi domando se non
siano proprio loro a comandare in silenzio i gesti che con la
scrittura li costringo a compiere. Da uscirci pazzo, non so se rendo
l'idea. Ma poi, chissenefrega.
Sì,
capito, sto perdendo il filo.
Dicevo:
scrivere è reinventarsi.
L'unico
paletto che mi impongo quando creo frasi in un romanzo è scordare me
stesso, per il resto non ho regole: se voglio aggiungere un due punti
qui: lo aggiungo. Oppure che ne so, una virgola ad cazzum giusto per
spezzare il ritmo della, frase? Fatto.
Il
primo romanzo Per Adesso No è nato così, una
esigenza, in stile «Ma scusa ti stavo parlando della fisica
quantistica, perché mi hai baciata?» «Così, mi andava di farlo.»
Uno
dei protagonisti dice "Più denso della Verità è l'Amore. E
più dell'Amore è la Vendetta".
Caspita.
Quello
che sto scrivendo ora – La creazione dell'Autunno – è più libero. Anche lì però sono i tre
personaggi principali a muovere i fili, io sì è vero lo sto
scrivendo eppure spesso mi sento più burattino che burattinaio, ma
va benissimo così.
Proprio
come dei seguaci di Quelo suggeriscono di non fossilizzarmi troppo
nel ricercare le risposte ("La risposta è dentro di te epperò
è sbagliata.")
Uno
dei tre continua a dirmi che dovrei lavorare sulle domande, "ma
fai attenzione liuk!, le domande migliori sono scivolose, sfuggono
come le code delle aurore boreali, tu le intravedi ma tempo di
abbassare lo sguardo per preparare la reflex e loro son già via
chissà dove, ste infami!"
Un
altro dei tre invece mi ha fatto scrivere un qualcosa tipo "Se
qualcuno eliminasse Speranza dal vocabolario, in quanto tempo
sparirebbe dalla nostra vita?"
A
saperla, la risposta!
Magari
verso la fine del romanzo mi lancerà qualche indizio, incrocio le
dita –non troppo se no a scrivere impiego il doppio del tempo.
Ma
va beh, un passo alla volta.
In
fondo siam quasi in quel di Halloween e mentre la gentaglia si
crederà ganza con due canini affilati o un cappello da strega io mi
limiterò ad augurarmi buon compleanno.
Un
po' più consapevole dei miei obiettivi, se non altro.
Ognuno
ha il titolo nobiliare che si merita, no?
Zio
Charles Baudelaire, per dirne uno, era "comme le roi d'un pays
pluvieux".
P.s.
Quando terminerò la stesura di "La creazione dell'Autunno"
giurin giurello che vi farò un fischio. Una casa editrice seria la troverò, sìssì. Vi piacerà 'na cifra questo
romanzo, #sapevatelo.