martedì 17 giugno 2014

TEMPI DURI PER I FUORILEGGE.


(ovvero: voli pindarici senza paracadute e altri pensieri che non si concludono o meglio terminano solo quando decido che)



Saltuariamente (lo ammetto: scrivo questo post per poter dire di averne iniziato uno con "saltuariamente") mi dedico a un progetto di cucina, io che cucinare non so. Così, per sentirmi fuorilegge. Si tratta di "Solo un velo di farina" creato da Ljuba Daviè, per dire. 
Va beh, "collaboro" è eccessivo: lei mi manda la foto della ricetta, la lista degli ingredienti e se serve qualche informazione, io ricamo una storia di una o due pagine.
Tipo questa     Bagel di farro
e questa           Magic Cake
È distrazione creativa, o meglio: capitano i periodi in cui non hai stimoli per svolgere la tua attività, quando prendi una biro e pensi "Quindi. E ora?". 
Scrivere di un qualcosa a me estraneo è un ottimo banco di prova, mi aiuta ad allontanare i demoni quando Zooey è impegnata a cacciare le mosche.
È che da buon scorpione ogni tot devo confrontarmi con le insicurezze se no finisco col prendermi sul serio. Di solito quando accade di credere troppo in ciò che dico finisco col litigare perfino con la mia faccia. Vi assicuro che fare la barba a un viso imbronciato è snervante.
Quindi tanto vale mettersi in gioco: forse l'anima non è – se esiste – una semplice massa di elettricità, comunque sia per continuare a vivere necessitiamo di tensione. 
E poi scrivere a un pubblico prettamente femminile (i grandi chef che fanno i fighetti in tivvù sono uomini, ma la cucina è donna) mi porta a usare un registro differente, è una sfida pure questa.
Comunque.
Primo caldo, ferie premettendo (credo quest'anno mi tocchi l'autunno) inizierò a pianificare la destinazione con le solite tessere o i bigliettini. Le tessere mi ricordano Indovina chi?, e già da bambino mi pareva così definitivo il tirar giù caselle. Ero matto per il didò. O i Lego, quelli non a tema. O le mollette della nonna nel cestino sul balcone, costruivo robot giapponesi per liquefare i passanti e le farfalle. Tirerò a sorte nuovi nomi, nuovi posti, sicuro che se tornassi in Islanda ora la troverei differente. Come me, che pure quando evado rimango prigioniero di me stesso. Non vorrei ritornare laggiù a breve ma non so il motivo, sicuro non il timore di restar deluso: in fondo come un po' chiunque pure io mi deludo da sempre eppure continuo a convivermi. È altro, tipo il bisogno di tornare a sgranare gli occhi e riscoprire quant'è bello aprire il moleskine per condividere col pianeta le sensazioni. Esistono animali e posti bellissimi che ancora non ho vissuto con l'inchiostro a portata di penna. Focus e il National Geographic sono fonti inesauribili di curiosità e certe loro informazioni bisogna pur verificarle, prima o poi. 
Dicono che la lucertola Gesù Cristo cammini sulle acque della CostaRica. 
Dicono che le balene durante l'inverno in Baja California siano uno spettacolo, uno spet-ta-co-lo.
Dicono che i koala non siano romantici vegani impazziti ma abbraccino gli alberi per abbassare la temperatura corporea. 
Dicono pure che il Maelstrom norvegese non sia una licenza poetica.
L'unica è indossare il saio di San Tommaso e guardare, poi ascoltare a occhi chiusi e tirare le somme.
Sempre e solo, comunque sia, senza internet smartphone e altre parolacce al seguito. Nessun selfie col rinoceronte di passaggio mi rovinerà l'atmosfera di un tramonto equatoriale; capisco che se non posto nulla su feisbuk la vacanza sarà come se non fosse avvenuta però echeccazzo, niente instagram, nessun messaggio con sotto la dicitura ruffiana "Luca SkyWriter si trova nei pressi di...".
Altro? La Zooey cresce forte e sana, ultimamente ha sostituito il mio braccio destro al tiragraffi rendendomi una copia in t shirt azzurra di Edward ManiDiForbice, spero si stanchi presto. Potrei incatenarla sulla sedia a fissare i Mondiali ma non ho ancora capito qual è la sua squadra preferita.


Per il resto, credo che inciderò nuove canzoni, non so ancora quando. Ho lasciato trascorrere molto tempo dall’ultima volta, le tossine sono finalmente scomparse. È ora di riprendere. Magari iniziando col rivestire vecchi brani, vediamo cosa ne uscirà.
Di coinvolgere altre teste, visto la mia mancanza cronica di buonsenso nel reclutare presunti artisti, non è ancora il momento.
Artisti, strana razza. 
Da fuorilegge in affanno a volte non riesco a risalire la corrente, a volte nemmeno si capisce da che parte stia procedendo.
Certo, perlomeno gli artisti non stuprano l’arredo urbano come quegl’altri, eppure l’impressione è che di entrambi ogni giorno ne nascano migliaia. Schiere di neolaureati con in testa il progetto di un imprescindibile grattacielo sbilenco, musicisti che ti fracassano lo scroto obbligandoti a cliccare mipiace sul loro ultimo brano dalle rime più scontate di Poltrone&Sofà, scrittori che alle mie richieste rispondono con “All’ora, x prima cosa…” e “Ora non posso rispondere o l’esame”.
Artisti che spuntano come funghi, quando la civiltà avrebbe bisogno di stagioni ventose.
((fortuna che non mi legge nessuno se no dovrei smettere per dare il buon esempio))
Forse è solo che non capisco molto il prossimo. Anzi, “il prossimo” è un’espressione ridicola, non trovate? Prima, sempre e comunque c’è chi sta pensando (tu che leggi, io che scrivo), poi una linea di demarcazione e infine “il prossimo”. Tu e gli altri, non c’è da fare.

"Non tutti siamo ossessionati dal baseball o dalla pesca, però tutti siamo ossessionati da noi stessi. Siamo il nostro hobby preferito. Esperti di noi stessi." (C.P.)

E quindi? C’è comunque gente che continua a combattere l’illegalità, anche se tra Expo, Mose ed esili dorati in Italia si respira aria viziata da Prima Repubblica. C’è ancora speranza, ma anche lì Speranza sta diventando più che un ideale un bel nome da dare a una figlia. Mai che venga colto in flagrante un matematico, però: ci sarebbe da ridere sul senso di tangente.
Si sta perdendo il senso delle leggi: a cosa serve la legge quando oramai quasi nessuno più legge?
Le ragazze fan la fila per osannare Miley Cyrus e i ragazzi pregano affinché quelle ragazze imparino bene la lezione.
È un po’ triste, ecco.
Nell’epoca in cui la corruzione e i capelli bianchi partono dal cuore, il Vero Amore è merce proibita. Non che la cosa mi consoli, eh.
Anche il fuorilegge, la parte sana dell’inconscio, è spiazzata.

«Mi spiace d’averti irritato» disse lei. «Non sono tempi facili per chi è principessa.»
«Già. Non sono nemmeno facili per chi è fuorilegge. Non c’è più consenso morale. Nei giorni in cui più o meno si era tutti d’accordo su cosa era giusto e cosa sbagliato, un fuorilegge si limitava a fare le cose sbagliate che andavano fatte, per libertà, bellezza o divertimento. Adesso le distinzioni sono confuse, un gesto deliberatamente sbagliato – ma giusto per il fuorilegge – può essere considerato giusto anche da parecchi altri, il che deve per forza voler dire che a sbagliare è il fuorilegge. Non si possono inclinare i mulini a vento se si rifiutano di star fermi.»
(T.R.)

L’unica per ora è non arrendersi/mi, continuare a confrontarsi con gli altri cercando di capirli il più possibile prima di prendere decisioni, prima di viverne il grado di affinità e catapultarsi su un altro soggetto. Indipendentemente dal risultato.
Proprio come l’Indovina chi?, trovare il senso di cosa si è o di un ruolo consapevole nella società.
Dopo ogni esperienza elimini una tessera, magari con un po’ di fortuna arriverai al giorno in cui ne resterà solo una. È quello il momento che più rasenta la paranoia: il risultato finale, la somma, il momento in cui ti rendi conto che la consapevolezza odora di definitivo.
Per questo si legge, ci si confronta, si combatte: per avere un buon inchiostro quando saremo di fronte a quell’ultima tessera bianca. Quel che succederà dopo, come tutto il resto, è vita.
In fondo l’attività che più abbiamo a cuore (scrivere, giocare a calcio, cucinare, spippettarsi, mangiarsi le unghie, rubare i gessetti colorati, fotografare i gatti, calpestare castelli di sabbia…) aiuta a conoscerci meglio, e chissà se poi una volta di fronte a quell’ultima tessera qualcuno non decida di abbatterla.
In fondo non possiamo essere compresi dagli altri proprio per la nostra natura unica, perché mai dovremmo accettare per forza un ruolo?
Avete presente il discorso delle due metà, che una volta era parte del Simposio di Platone ma oramai i più conoscono come quello di Giacomo, il tizio del trio che fa Tafazzi?


Lì si parla delle due metà del nostro ricercare perennemente la parte a noi mancante per completarci appieno e blablabla (fingendo di non ricordare gli U2 e il loro “We are One but we’re not the same”)


C’è sempre però l’entropia a fottere le migliori intenzioni.
La mela è stata tagliata in due. Ok, un paio di volte nella vita capita di trovare la parte mancante. Ma insomma, nessuno fa caso al succo infinitesimale che è rimasto appiccicato al coltello? Forse è lì la risposta, il motivo delle nostre incomprensioni.
In una delle prime puntate di Breaking Bad, Walter White elenca i componenti del corpo umano e ogni volta a mancare è una percentuale minuscola.
Come se per comprendere ciò che siamo non sia importante analizzare le tessere che abbattiamo ma piuttosto decifrare gli spazi vuoti rimasti tra una tessera e l’altra.
Lavoriamo inconsapevolmente di fantasia, ogni istante.
Siamo gli spazi vuoti delle vignette.
Siamo succhi alla mela.
Siamo l’entropia di noi stessi.
Tempi duri per i fuorilegge, sì.
Per l’Amore, boh, ci sarà un momento, prima o poi. Io son qua.

«Tutti sognamo profusamente, eppure al mattino abbiamo dimenticato il novanta per cento di ciò che è successo. Ecco perché i poeti sono tanto importanti nella società. I poeti ricordano i sogni per noi.»
«Sei un poeta?»
«Sono un fuorilegge.»
«I fuorilegge sono membri importanti della società?»
«I fuorilegge non appartengono alla società. Però possono essere importanti per la società. I poeti ci ricordano i sogni, i fuorilegge li mettono in atto.»
(T.R.)

5 commenti:

  1. Grande Luca, tu sei un "fuorilegge" che sa far sognare!

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    1. Grazie Monique, molto gentile.
      A ben pensarci, lo dicevano anche a Freddy Krueger... :-)

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  2. Bellissimo post!
    E io ti aspetto, senza fretta...

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  3. (Voglio parlare) Dello spazio fisico invisibile, incolmabile, che separa due persone che si sfiorano. Di quando ci si prende per mano e si crede di essere vicini, convinti di sentire il calore dell'altro, perfettamente incastrati a formare un pezzo unico, ed invece -tecnicamente- non ci si tocca mai per davvero. Siamo avvolti in qualcosa di più sottile di un foglio di cellophane, isolati e soli.

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  4. (parliamone).
    Anche senza foglie al seguito, se ti va.
    Siamo isolati, è vero, poi con Tetris me la cavo a malapena e quel foglio sottile pare non voglia far trasudare le emozioni. Eppure, insomma... magari, perché no?, e se bastasse smettere col mangiucchiarsi le unghie?
    Chissà, forse è meno resistente di quanto crediamo.
    "È bello scappare quando qualcuno se ne accorge". Anche farsi riprendere, non è malaccio.

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